C’È AMORE E AMORE

di Lorenzo Parolin[L8/804]

Tutti gli uomini amano e si ritengono benefattori , tuttavia alcuni amano la luce e fanno il bene vero, altri amano le tenebre e fanno un bene falso, ossia del male camuffato da bene. Nessuno infatti può fare il male sapendo che è male. Esso sarà perlomeno finalizzato al proprio bene, magari a scapito di quello altrui, ma nell’istante in cui l’uomo fa il male, lo deve vedere come un bene, deve cioè avere un’ottima giustificazione; deve sentirsi come costretto a farlo per un bene superiore.
Mi spiego: il male non è un pieno, bensì un vuoto , la parte vuota del bicchiere; è assenza di bene; è la misura che manca all’azione per raggiungere la perfezione, perciò, quello che vede il malefico, è sempre e comunque un bene, sia pure limitato: il bene residuale.
Ma come è possibile fare un bene scarso (un male) con la convinzione che sia un bene completo?
È facile! Basta attraversare l’incrocio col rosso convinti che sia verde, e lo si capisce subito.
Intendo; ma come è possibile confondere il rosso con il verde?
È facile; basta essere al buio assieme ad un bugiardo che dichiara il falso con sicurezza: ti viene normale dargli credito, pensi che ci veda di più. Nella penombra, già il nero e il blu non si distinguono e il bianco si confonde col grigio. Se poi siamo al buio, le tenebre consentono alla canaglia di sostenere che il nero è bianco (o un qualsiasi altro colore), tanto, non è verificabile.
Ma chi avrebbe vantaggio a dichiarare il contrario della verità?
Bella domanda! La risposta è: il Maligno . Egli si propone di far credere agli uomini che quanto stanno facendo è per il loro bene, quando invece l’esito dell’azione sarà per essi fortemente lesiva. Se non fossero ingannati non ci cascherebbero.
Ma perché il Maligno dovrebbe odiare l’umanità al punto da deteriorarla?
Perché egli odia Dio, perciò, non avendo la potenza sufficiente per colpirlo direttamente, si vendica trasversalmente distruggendo gli uomini: i suoi pupilli! La tecnica usata è l’inganno abbinato all’oscurità. Al buio l’inganno risulta facile, al buio lo stupido può essere fatto apparire intelligente e le pecche possono diventare delle qualità.
Il tema della luce e delle tenebre merita di essere approfondito.
Più il maligno gonfia il nostro ego più il buio si fa pesto: nulla si vede e meno si capisce che siamo fuori posto, anzi, tendiamo a ritenerci furbi e ben centrati.
È chiara la trappola? Nel buio spirituale il male impera. Più vi entri più ti ingoia e più ti plagia. Se la spiritualità non fa da argine all’animalità si ha una specie di effetto alluvione: una volta che si apre una falla sulla diga l’erosione diventa inarrestabile.
Siamo chiamati ad amare, ma la legge universale dell’amore è contrastata dall’egoismo che pone l’uomo in sfida aperta con i vicini e in rivolta contro Dio. In tal caso non siamo più liberi di prendere una decisione equilibrata, perché i desideri della carne prevalgono su quelli dello spirito e diventiamo schiavi dei nostri vizi.
Attenzione! Schiavi o plagiati dal Maligno non significa che non siamo responsabili del male che facciamo (in quanto non più liberi), perché la colpa sta nella superbia iniziale, nel lasciare che l’orgoglio si radichi.
Un po’ di amor proprio è fisiologico; l’ambizione e l’orgoglio sono patologici.

E per uscire dalla trappola una volta che vi si fosse entrati e si sia convinti di esserne fuori?
Bella domanda! Il metro di misura infallibile è il livello della tua serenità, della tua pace, e della tua gioia del cuore. Se non sono robuste c’è da allarmarsi.
Soddisfatti i bisogni primari (materiali - sociali) all’uomo rimane sullo sfondo una sorta di sensazione sgradevole che non gli dà tregua fino a che non si sia orientato verso il “tutto”. Quell’ansia di infinito è la scintilla divina che lo chiama a sé: vi ponga orecchio!

 

[rif. www.lorenzoparolin.it L8/804]